L’Asilo di Rionero nacque per due volontà convergenti incontratesi nelle vie della provvidenza.
Pellegrini per la diletta terra di Basilicata, i due fondatori della “Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia” furono attirati a Rionero da ricordi di guerra, dalla devozione larga e profonda per un uomo che ebbero subito consigliere ed amico nella loro missione di bene.
I ricordi erano i soldati eroici conosciuti alla fronte, alcuno de quali nobilmente salito ai più alti fastigi del comando.
L’uomo singolare, da essi già venerato per fama, lo trovarono in una casa assolata e pensosa, per una delle vie dai più dolci nomi che Napoli ha dedicate alla storia.
Andarono da lui con la quotidiana folla dei visitatori aspirano a levarsi dal chiasso cittadino a un riposo dell’anima, a una comprensione più pacata e ordinata delle umane vicende. V’andarono con gli altri, come gli altri. E bevvero il caffè profumato e sedettero alla mensa ospitale e parlarono di questioni sociali di storia di politica di religione. Una passione però ardeva i pellegrini: il mezzogiorno il problema del mezzogiorno. Parlavano di tutto, ma per tornare ad esso, per insistervi con l’entusiasmo fiammante dei neofiti.
L’ospite ascoltava, fra incredulo e trasognato. Non di rado si stringeva, imbronciato, nelle spalle brevi, scossa la personcina, lieve per gli anni, da un tremito di sofferenza, e girava un po’ la testa rapida e nervosa come per scacciar tentazioni, e sfogava il suo malumore in spinte con la mano gracile e fine, subito date e subito ritratte, a scatti di bambino ammusonito, più timido che ardito, insoddisfatto di sé e fiero quasi a comunicarlo, il suo scontento, ai vicini, o balzava su improvvisamente.
E il 3 febbraio 1924 inauguratasi l’Asilo-Laboratorio dedicato alla cara memoria di - Antonia Fortunato Rapolla - la madre di Ernesto e di Giustino.
La neve alta che ostruiva le strade impedì l’intervento d’estranei - Autorità e curiosi - e dette alla festa una intimità raccolta e familiare che piacque e commosse. Parve si celebrasse un rito sacro in quello immenso candore che raggiava al palpito del sole. Splendeva nell’aria l’innocenza delle albe che verranno.